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Category: 2011, ARTISTS by • Mar 26th, 2012
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ANNA LEGUEURLIER

Anna Legueurlier

ha condotto il gruppo di studio   RE-CULTURE al FESTIVAL 01 GERMINAZIONI

e l’incontro INTERACTIVE -BRUNCH al FESTIVAL 02 CREAZIONI

Ha intervistato :

Edgar Morin / Alessandra Gabrielli / Paolo Migone / Carlo Brosio / Mario Mattioda / Luca Mascaro  / Carlo Infante  / Giorgio Ghisolfi / Roberto Borioli / Lucio Bucher

è stata a sua volta intervistata da Carlo infante (visualizza  intervista al walk show del 4 maggio 2011)

Un estratto delle sue considerazioni emerse negli ultimi 3 anni:

Il gruppo di studio si prefigge di identificare le problematiche legate all’impatto ambientale degli eventi artistici, al fine di  delineare un modello sostenibile per questi eventi. Per poter raggiungere questi risultati, occorre prendere in considerazione la necessità dell’arte e dell’ecosistema per poter perdurare in quanto tale per l’umanità e di conseguenza sia per la natura che per la cultura.

Tracce

In questi ultimi decenni, numerose personalità del mondo scientifico, artistico, istituzionale e politico comunicano sempre più sulla fragilità dell’ecosistema in cui viviamo, e sulla necessità di fare evolvere sia le mentalità che le abitudini, per poter continuare a sperare che le civilizzazioni abbiano un futuro.

Tra queste voci, quella di Luca Mercalli ha ricordato l’urgenza per la ricerca di soluzioni sostenibili,sottolineando che già la biodiversità è colpita in modo ormai irreversibile ; non solo, ma l’azoto (dal greco azoon, privo di vita) è aumentato pericolosamente nelle zone più abitate dall’uomo ; ed non da ultimo il clima, che in questi ultimi diecimila anni aveva finalmente raggiunto una relativa stabilità sul nostro pianeta, permettendo così lo svilupparsi delle civilizzazioni, è ad una soglia critica e potrebbe mutare repentinamente obliterando ulteriori possibilità di mantenere il nostro pianeta quale luogo ospitale.
Sono state prese decisioni su scala mondiale, come anche a livello locale, ribadendo quanto sia urgente che un numero ben maggiore di persone, di aziende, di organizzazioni governative e non, di nazioni e di lobbies cambino abitudini ed attitudini.
L’umanità necessita per perdurare di un ambiente che possa permetterle di crescere, non solo in numero ma anche in consapevolezza, e di aspirare alla felicità ; eppure constatiamo quanto siano numerosi e spesso anche molto organizzati i predatori ed i distruttori, ma soprattutto quanto i loro interessi siano palesemente materialistici e le loro visioni sempre a breve termine ed opportunistiche.
Speculatori di ogni orizzonte, capaci di scommettere anche su previsioni meteorologiche così come sulla rarefazione di materie prime, attori potenti della recessione attuale si sono arricchiti senza aver avuto bisogno di contribuire alla creazione effettiva di ricchezza. In un contesto di finanziarizzazione sempre più generalizzata delle attività umane, che interviene duramente anche nelle strategie delle entità industriali, le politiche di salvataggio dell’ambiente e delle civilizzazioni passano al secondo piano, pur essendo considerate almeno a parole come misure d’urgenza.
La ricerca scientifica e la ricerca artistica sono ambedue necessarie all’uomo, secondo cammini e modalità diversi. Ambedue sono espressione della nostra natura e della nostra cultura, due aspetti inscindibili e imprescindibili dell’umanità. Ambedue ci aiutano a creare il nostro mondo, a pensarlo ed a interrogarci sul nostro rapporto con gli altri e con i luoghi in cui viviamo, ai mutamenti indotti sia dalle nostre azioni che alla nostra appartenenza alla comunità umana, alla civilizzazione ed alla terra su cui viviamo.
Ambedue offrono al pubblico i frutti dell’entusiasmo di persone che con generosità si dedicano alle attività di ricerca sia nel campo della forma espressiva, che in quello di tecnologie, di tecniche e di ricerca per capire meglio l’universo, dall’onda o dalla particella alla soglia dell’impercettibile e dello scibile, fino ai macrosistemi ed a realtà complesse. Le sinergie che si manifestano tra persone che lavorano in ambiti estremamente specialistici, come le neuroscienze o la fisica quantistica, le tecnologie di punta e gli artisti è uno dei segni di quanto sia importante per l’uomo riuscire a stabilire relazioni che aumentino la coerenza della sua visione del mondo, e di conseguenza del suo essere ed agire in esso.

Osserviamo dunque da una parte nell’ambito della ricerca scientifica ed artistica uno slancio spontaneo, che riesce a superare numerosi ostacoli pur di continuare a manifestarsi, e dall’altro un discorso allarmistico da parte degli ambientalisti. Il rapporto tra natura e cultura deve dunque essere necessariamente conflittuale anche nelle sue modalità di comunicazione ?
La popolazione umana vive ora in maggioranza nei centri urbani, e questo fatto inedito nella storia dell’umanità richiama l’importanza degli architetti e degli urbanisti negli sviluppi futuri delle civilizzazioni.
Conoscendo l’impatto ambientale preponderante degli edifici sia abitativi che lavorativi, la ricerca di soluzioni sostenibili in questo ambito è primordiale. Edifici ad impatto zero possono già da tempo essere costruiti, soluzioni per ridurre gli spostamenti di auto private a beneficio di tutti possono già essere attuate, sfruttamento di sorgenti energetiche disponibili essere non solo pensate ma realizzate.

Tessere i fili di una cultura comune

Se ai tempi remoti della polis ateniese si era creata una strategia efficace con l’invenzione del teatro, al quale si invitava l’insieme della popolazione per condividere lo spazio-tempo della rappresentazione, per costituire progressivamente questa cultura comune facendo (ri)vivere e trasportando il mondo mitologico sulla scena, oggi la necessità di ricreare queste occasioni di condivisione si fa risentire con forme e modalità che sono segno ed espressione di una realtà estremamente complessa e diversificata, fatta di ibridazioni multiple e contaminazioni tra campi dello scibile che i processi di razionalizzazione hanno artificialmente separato, ma i cui strumenti concettuali possono aprire vie e modalità novatorie proprio nel processo stesso di decontestualizzazione, aprendo dialoghi tra le diverse arti e scienze, tra tecnica e poesia, tra organico ed inorganico, tra onde e particelle, tra microsistemi e macrosistemi.
La tavola rotonda «Psicoanalisi, creatività e interaction design» è stata l’occasione di un utilizzo di strumenti concettuali elaborati nel campo psicanalitico, psichiatrico e di analisi del comportamento per esplorare le risorse e le dinamiche in atto nei processi di creazione artistica. Queste ricerche interdisciplinari permettono di percorrere approcci diversi che arricchiscono i punti di vista e possono giungere alla creazione di passerelle tra pratiche solitamente molto differenziate.
Al di là delle visioni meccanicistiche conseguenti l’applicazione degli strumenti metodologici all’interno di una disciplina data, la scoperta di connessioni innovative e la creazione di nuove forme espressive a partire dall’identificazione di correlazioni sottili e profonde tra campi dello scibile permettono di mettere in luce aspetti insospettati e reconditi. Una nuova coerenza può così nascere ed avere un impatto sulle coscienze e sulle azioni intraprese, al di là dei “buoni propositi”, con la speranza di contribuire all’avvento di modalità di vita più rispettose dell’insieme delle realtà in gioco, con ponderazioni che lascino accesa la possibilità di una vita ricca di senso e di bellezza sia domani che in un futuro più remoto.
« L’arte è un passo che dalla natura conduce all’infinito» : questo passo diventa il legame magico verso una vera coesione tra la nostra possibile consapevolezza ed il reale, infinito, che la ricerca scientifica esplora attraverso vie che pure fanno leva su intuizioni insite nell’inconscio prima di esplodere in visioni della realtà condivise dalla comunità. Gli eventi artistici, come le conferenze scientifiche, le pubblicazioni, i lavori in rete e nei laboratori più lontani, sono appelli al raggiungimento di questa condivisione così intrisecamente necessaria alla società umana, nella speranza che le persone “contaminate” facciano evolvere progressivamente la civilizzazione verso nuove consapevolezze integrando adattamento, trasformazione e complessità.

L’arte ha da accogliere la scienza per ripensare il reale; la scienza ha da accogliere l’arte per trovare la manifestazione del reale; la tecnologia ha da essere lo strumento mutante per tessere l’agile legame tra insight e outsight, e non solo più tra input e output. Nel nostro ecosistema, omettere queste molteplici integrazioni che arricchiscono sia la comprensione che l’innovazione nella ricerca dell’equilibrio globale che ogni passo richiede di trovare è correre il rischio della radicalizzazione dello stato di crisi che si è man mano venuto a creare, ma che non è la nostra destinazione.
Coscienti sempre più, grazie al dilagare della globalizzazione, dei rapporti di interdipendenza che man mano  si sono resi sempre più evidenti, creando dei legami dove prima le distanze potevano occultarli o renderli vani, l’organismo sociale di cui facciamo parte necessita del più largo accesso possibile alla cultura, sia essa scientifica od artistica (tutte le scienze sono umane, per intenderci — anche la matematica e la fisica).
Questi legami tra vari campi dell’attività umana si riscontrano anche nelle logiche che si innescano in ambiti estranei in altre epoche o circostanze, come ad esempio l’attribuzione di logiche di mercato anche all’arte ed alla cultura. Secondo queste logiche, quid di tutte le invenzioni di Leonardo da Vinci che non trovarono compratori al suo tempo? e per le opere di Vincent van Gogh?… Forse ciò che si situa decisamente all’avanguardia può essere scoperto e riconosciuto (prima del confronto) solo dai pochi che si trovano già nello stesso approccio all’arte ed alla scienza. Per gli altri, non disponendo l’essere umano del talento innato che permetta di riconoscere il valore dell’opera, solo la possibilità di frequentarla può permettere l’emergere di una nuova sensibilità o, per ricordare Picasso, per sviluppare gli organi che permettono di “digerire” le nuove forme, capirle e farle diventare parte della nostra cultura, come organismo umano, e come organismo sociale.
La gratuità della scuola dell’obbligo è la conseguenza della presa di coscienza avutasi nell’Ottocento della necessità per ogni memebro dell’organismo sociale di accedere alla conoscenza per padroneggiarla e condividerla. Se una parte troppo importante della società rimane esclusa da tale livello di conoscenza, tutta la società ne risente e ne è penalizzata.
Il bagaglio di conoscenze e di padronanza delle stesse necessario oggigiorno per risolvere i nuovi problemi che si devono affrontare è aumentato sia in qualità che in complessità; di conseguenza gli studi debbono essere prolungati; di conseguenza la formazione continua a svilupparsi e diversificarsi; di conseguenza ogni persona deve integrare le mutazioni ed evoluzioni senza tregua. Ciò che è tutt’ora considerato come una conquista per una sociatà migliore e più giusta deve ancora oggi limitarsi alla scuola dell’obbligo? E quando ci rammentiamo degli incentivi per accogliere nei teatri della polis ateniese già 2.500 anni fa la più larga fascia di pubblico possibile, perché i filosofi già ben sapevano quanto fosse importante condividere una cultura comune, che si costituisce grazie ad oggetti di riflessione comuni, la gratuità degli eventi artistici (ogni forma di spettacolo comune) non dovrebbe essere una logica conseguenza delle politiche pubbliche? Ma quando si pone questa domanda, automaticamente spunta la problematica della selezione tra le proposte. E automaticamente ricadiamo sulla problematica dei criteri che potrebbero permettere, se non una classifica, almeno l’eliminazione di parte dei candidati.

Non dubitiamo che già ai tempi della polis ateniese il problema della selezione si fosse posto: fu semplicemente dato incarico ad alcune persone che furono ritenute in grado di produrre delle tragedie di qualità, e furono presunte tali proprio dai filosofi. (fiducia, saggezza dell’amore o amore della saggezza?) Perché i media digitali? Ormai è lo stato dell’arte. La domanda potrebbe essere perché non digitale, ma neppure questa ha ragion d’essere: alcuni possono benissimo decidere di continuare a fare come si faceva già prima, la libertà dei mezzi deve essere totale. Gli strumenti disponibili ad una determinata epoca, quelli che sono inventati, creati a partire da un certo stato dell’arte non possono né essere ignorati né essere esclusi, pena la ripetizione,  l’imitazione in vece della creazione.
I media interattivi, contaminati e contaminanti la biologia, la medicina, la fisica quantistica, ci portano da anni verso l’interrogazione del nostro rapporto con il corpo, la mente e l’ambiente, in modalità che sono sempre più aliene alla visione meccanicistica degli utlimi secoli. Oggi ci chiediamo se è possibile per la materia spostarsi più veloce della luce.
Performazioni dopo Creazioni dopo Germinazioni. L’artista è performativo per essenza, che sia nel gesto (pittorico o danzato o musicato o…) che nel pensiero che guida e trasforma il suo corpo — corpo dell’opera in evoluzione e movimento — attraverso un processo di rielaborazione della materia stessa che lo compone.

L’arte fa sempre corpo con la realtà, il corpo umano è l’interfaccia.

 

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